Ho molto esitato prima di scrivere qualcosa su questo libro diverso, nel senso che il genere che lo identifica è abbastanza raro nel panorama della giovane narrativa italiana che mi sono trovata a leggere e frequentare e dunque mi è a lungo sembrato di non essere adeguata a recensirlo; poi, spinta anche dall’autrice, provo a guardare con i miei occhi questa scrittura originale, assolutamente innovativa, tra le cui righe si coglie un desiderio di innovazione/trasgressione, che non è solo legato al contenuto, scabroso e provocatorio, ma proprio alla modalità espressiva, tra il trash e il volutamente lirico, emulsionati e alternati, che Erika Polignino insegue in tutto il suo lungo romanzo… [prosegui la lettura]
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